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Foto KATYA D'ALEO
Paceco (TP)
www.katyadaleo.it
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Ringrazio personalmente il Presidente Sig.ra Vita Barbera e tutti coloro
che si sono, con spirito di sacrificio, adoperati al fine della riuscita di
questo tradizionale rito dandomi la possibilità di poter pubblicare,
in questo sito, questa pagina dedicata all'Ammitu di San Giuseppi.
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"AMMITU DI SAN GIUSEPPI"
San Giuseppe è il santo tutelare degli orfani e dei poveri e la venerazione di questo Santo è rappresentata, con un altare devozionale ornato di pane modellato, chiamato "Cena o Ammitu di San Giuseppe". La cena nasce originariamente come voto di ringraziamento o come propiziazione da parte di una persona che fa a San Giuseppe voto di beneficenza per bambini poveri come simbolo di offerta alla Sacra Famiglia. I bambini poveri invitati alla cena sono infatti tre e rappresentano Maria , Giuseppe e il Bambin Gesù. In passato a Dattilo, alcune famiglie, per voti particolari, preparavano ognuna un proprio altare e delle pietanze da offrire ai poveri, riunendo nella propria casa i vicini.
A partire dal 1988, però, su iniziativa delle scuole di Dattilo e dei loro professori,
si è deciso di portare l'«Ammitu» in piazza e di fame una festa collettiva.
Così ogni anno per mesi e mesi prima della festa, le abili e pazienti mani delle donne del paese sono impegnate a lavorare
i "pani di San Giuseppe" che andranno ad arredare l'altare. L'altare, decorato con rami di mirto e alloro e da ortaggi e frutta,
segno di abbondanza, è di solito formato da tre o cinque piani, sui quali sono disposti appunto i pani di forme diverse:
al centro vengono messi i cucciddati, pani destinati al Bambino Gesù e decorati con gelsomini, uccelli e simboli della sua passione.
I cucciddati sono circondati da pani dedicati al Santo che sono a forma di bastone e decorati con il giglio, simbolo di purezza,
mentre i pani dedicati a Maria sono decorati con una rosa che rappresenta la verginità, con dei datteri che, secondo la tradizione,
la Vergine mangiò durante la fuga in Egitto,e con un ramo di palma simbolo di pace.
Sull'altare non manca mai almeno una brocca d'acqua con i pesci; questi simboleggiano l'innocenza.
E poi il pesce, in greco "ichtus" con la "CH" di Cristo, tra i primi cristiani era il simbolo del cristianesimo.
Altri simboli che non possono assolutamente mancare su un altare di San Giuseppe sono il calice, ricordo del sangue di Cristo,
e l'ostensorio, Gesù fatto carne. Durante l'Ammitu vengono offerte ai tre componenti la Sacra Famiglia ben 101 pietanze.
Si comincia con un antipasto di arance ed uova: l'arancia è una pietanza propiziatrice, in quanto secondo la liturgia cristiana
i frutti che contengono grani o spicchi sono segno di abbondanza, grazia e prosperità. Per cui l'arancia annuncia l'abbondanza
delle pietanze ed è anche un auspicio affinchè il raccolto sia buono ed abbondante durante l'anno.
Ricordiamo infatti che la festa di San Giuseppe, che coincide con la fine dell'inverno, si è sovrapposta ai riti
effettuati nel passato pagano legati all'arcaico simbolismo agrario e del rinnovamento della natura,
che avviene proprio nel mese di marzo. Durante questi riti si bruciavano i residui del raccolto sui campi,
ed enormi cataste di legna venivano accese ai margini delle piazze.
La tradizione arcaica nel tempo si è incontrata con quella religiosa e si è rinnovata e adattata ai nuovi bisogni spirituali,
così le vicende stagionali e gli antichi riti si uniscono con la festosità e la devozione dei cristiani.
Testimonianza di questa origine è appunto la cosiddetta "vampata". Alla vigilia del giorno di San Giuseppe gli abitanti
si radunano in processione portando in mano delle fiaccole accese, e dalla chiesa si dirigono verso un luogo
stabilito dove le fiaccole vengono lanciate su una grande catasta di legna precedentemente preparata che ardendo
da luogo ad un grande fuoco, appunto la "Vampata", mentre il celebrante inneggia al Santo con le parole:
"Viva Gesù, Giuseppi e Maria" e l'assemblea risponde:" Viva".
L'Ammitu viene preceduto dal tradizionale "tuppi tuppi", (traduzione dall'onomatopeico toc-toc),
ovvero la rappresentazione in lingua siciliana della "Fuga in Egitto": Gesù, Giuseppe i e Maria bussano
per tre volte agli usci di alcune case del paese, ma solo dopo la terza visita vengono accolti nella casa
di colui che li inviterà al tradizionale "Ammitu" che è rappresentato dall'altare principale di via I Maggio dove si svolge appunto la festa.
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Le foto della XX EDIZIONE
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